- LUCIA CAPUZZI
«La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto d’amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune». Era il 24 maggio 2015 quando papa Francesco rivolse il suo profetico appello a ogni uomo e donna di buona volontà affinché si prendesse cura della terra, madre e sorella violata, con l’enciclica Laudato si’. «La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che “geme e soffre le doglie del parto”».
A quasi cinque anni di distanza, queste parole risuonano, nel mondo dilaniato dalla pandemia, con una forza dirompente. Produce un’insolita vertigine rileggere la Laudato si’ ai tempi del Covid–19. Il virus ingoia, a ritmo dirompente, vite umane, risorse economiche, certezze. Dopo aver sferzato la Cina e la Corea del Sud, esso ha colpito al cuore l’Occidente, travolgendo l’Europa e gli Stati Uniti come un’onda inarrestabile. «Davanti alla pandemia, il titanismo della nostra cultura è costretto a imparare la lezione dell’essere in balia», si legge in Niente di questo mondo ci risulta indifferente (Interno4) che oggi esce in ebook e il 28 maggio sarà sugli scaffali delle librerie. Il libro, curato da Daniela Padoan, nasce da un progetto dell’Associazione Laudato si’ (i cui soci fondatori, oltre a Padoan, sono: Mario Agostinelli, Virginio Colmegna, Oreste Magni, Antonio Soffientini, Guido Viale, Emilio Molinari, Paola Regina, Simona Sambati, Emanuela Vicentini). Un’alleanza per il clima, la terra e la giustizia sociale, che, al termine di un’intensa giornata di dibattito nel gennaio 2019, ha deciso di prendere a riferimento l’Enciclica come «un ponte, un territorio condiviso da cui partire per rimarginare frammentazioni e generare nuove fondamenta per un cambiamento radicale». E, confrontandosi con le sue parole, aprire un percorso di approfondimento e riflessione.
«Con questo libro, ci proponiamo di fornire un contributo di base all’elaborazione e all’attuazione di un programma ispirato all’ecologia integrale: un laboratorio quanto più organico di idee ed esperienze capaci di gettare luce l’una sull’altra e di indicare percorsi condivisi di esistenza e resistenza ». Anche lo stile e la composizione del libro, un’opera collettiva, non solo il contenuto, è ispirato alla logica circolare della Laudato si’, secondo cui tutto è collegato. Da qui la scelta degli autori di «superare le specializzazioni imposte da un’idea parcellizzata di mondo». I diciotto capitoli in cui si snoda il saggio abbracciano il poliedro del reale in tutte le sue sfaccettature, dal clima alla migrazione, dalla finanziarizzazione dell’economia ai conflitti, dalla tutela dei diritti femminili a quella della salute, alla formazione al lavoro. Prima che le sue pagine fossero pubblicate, però, il Covid ha fatto irruzione nel pianeta. «Gli stessi concetti, le stesse parole a cui abbiamo fatto ricorso hanno assunto risonanze diverse, come oggetti travolti da un’alluvione o da un terremoto, bisognosi di essere ripuliti e indagati con occhi nuovi. Ogni affermazione, ogni convinzione si confronta ora con una distesa di morti».
A che cosa vale un libro, sono stati obbligati a domandarsi gli autori, nello sconvolgimento delle esistenze, nella perdita dei punti fermi, nell’incertezza del futuro? «Man mano che i contorni e le implicazioni del contagio si vanno precisando, vediamo però come intimamente la pandemia sia legata alle argomentazioni che ci hanno fin qui sorretto, e quanto ne sia, in qualche modo, una figurazione», è stata la risposta unanime. Sia le cause (l’incremento delle zoonosi ovvero la fuoriuscita di un virus dal suo habitat naturale) sia l’impatto della pandemia sottolineano e acuiscono le fragilità del paradigma tecnocratico descritto con lucida analisi dal Papa nell’Enciclica. Nell’ansia di ridurre l’oggetto esterno alle sue caratteristiche misurabili, il soggetto finisce per concepire la natura e non solo come totalmente disponibile alla sua manipolazione. «Ciò che interessa è estrarre tutto quanto è possibile dalle cose attraverso l’imposizione della mano umana, che tende a ignorare o a dimenticare la realtà stessa di ciò che ha dinanzi. Per questo l’essere umano e le cose hanno cessato di darsi amichevolmente la mano, diventando invece dei contendenti », scrive Bergoglio. La pandemia è la cartina di tornasole della fragilità del sistema. Un impalpabile virus è riuscito a far tremare i grandi del Nord del mondo come i dimenticati del Sud. Di colpo, il suo attacco ha messo in crisi «una proterva presunzione di immunità al cospetto dei “dannati della terra”, oltre che un modello economico e finanziario basato sulla predazione delle risorse e sull’immaterialità delle esistenze, un mondo organizzato su disuguaglianze e schiavitù invisibili e normalizzate, e il frenetico reticolo di spostamenti di esseri umani e merci che chiamiamo globalizzazione».
Ma Niente di questo mondo ci risulta indifferente non è un j’accuse sterile e quanto mai facile in questo momento di dolore globale. Le sue pagine traboccano di speranza, di fede nell’essere umano e nella sua infinita creatività per reinventarsi. E, anche in questo, si può notare l’ispirazione della Laudato si’. «Se l’emergenza ci ha mostrato che le nostre esistenze, le nostre abitudini, i nostri automatismi più consolidati sono soggetti a cambiare radicalmente nel volgere di pochi giorni, possiamo pensare che non sia solo nel peggio. La trasmissione della cultura è come un’epidemia, dove l’avvento di un contenuto nuovo mette in moto meccanismi davanti ai quali una società, proprio come un organismo, può reagire respingendo o accogliendo ciò che può apportarle importanti modifiche. Questa crisi potrebbe essere l’inizio di una riconciliazione degli esseri umani con il vivente, del lavoro con l’ambiente, del consumo con la pietà, del desiderio con il senso del limite».
in Avvenire, 16 maggio 2020