2020 Maggio 05
OGGETTO: «Siamo tutti sulla stessa barca» ma il mare non è più lo stesso.
Stimato Presidente Sergio Mattarella,
sentiamo il bisogno di comunicare il nostro sostegno al ruolo e alle numerose responsabilità che riveste come Capo dello Stato Italiano. Oggi più che mai la realtà ci appare nella sua veste più drammatica; oggi più che mai sentiamo il bisogno di evidenziare maggiormente la nostra umanità come cittadini italiani, porgendo ascolto al cuore per ripensare al nostro domani, con la consapevolezza che le tecnologie, l’economia e le previsioni future sino ad oggi conquistate ci hanno solo costretti a chiuderci in casa.
L’Istituto Nazionale Sostenibile Architettura e la Fondazione Italiana per la Bioarchitettura si uniscono in modo unanime nel manifestare solidarietà e fiducia al Governo nella persona dei rispettivi Presidenti.
La cosa importante è cogliere la bellezza collaterale che è il legame profondo con tutte le cose (“Collateral Beauty”, 2016)
Quanto è accaduto nei due mesi passati entrerà a fare parte della storia della nostra Italia e nella storia del Pianeta Terra. Non saranno i numeri e le percentuali delle persone coinvolte in questa drammatica tragedia, che ha investito il mondo intero, che ci faranno riflettere su quanto è accaduto e sta ancora accadendo. Sono dati che Lei conosce e che tutto il mondo conosce. Occorre, invece, dare un senso a tutto questo, che è un insieme di dolore, di negligenza, di violenza, di sofferenza, di razzismo, di egoismo, di solidarietà, di umanità, di sacrificio, di dovere, ecc. Da sempre l’INSA e la BioArchitettura sono stati impegnati a divulgare i valori del Bene Comune, nel rispetto dell’ambiente e della difesa della nostra Madre Terra, nel rispetto dei valori dell’accoglienza, della solidarietà e dell’equità come unicum imprescindibile per il cammino verso la sostenibilità.
Caro Presidente Sergio Mattarella, vogliamo farLe dono di alcuni documenti che nel corso delle nostre attività abbiamo prodotto, affinché possano essere da stimolo e supporto per indirizzare il timone della barca verso la luce della quiete, affinché possiamo uscire da questa tempesta che ora ci vede smarriti e indifesi.
Sentiamo il dovere, Caro Presidente, di invitarLa a fare tesoro di queste riflessioni che racchiudono anni e anni di impegno, di studio e di lotta per difendere la Nostra Unica Casa Comune, ora che iniziamo a capire dove abbiamo sbagliato e come possiamo porre rimedio. Il “dopo Corona Virus” è quanto di più importante l’uomo e i Governi debbono cominciare a strutturare con misure e programmi chiari e indirizzati non alla solo economia ma all’ambiente e ai suoi ospiti (animali e uomini). Se non ci attiveremo in tal senso rischieremo di dimenticare tutto ciò che è successo, riportando il nostro Paese a condizioni peggiori di quelle odierne e verso un nuovo tunnel ancora più lungo e buio.
Quello che oggi stiamo vivendo, al di là delle ipotesi sulla nascita del virus, o su una possibile cospirazione economica mondiale, o altre incomprensibili e non giustificate cause, è il frutto di anni e anni di sfruttamento delle risorse naturali; della mercificazione di ogni valore; della vendita di ogni sentimento; della nostra grande cecità al grido di dolore di milioni di esseri viventi trasformati in merce da consumare; della nostra grande sordità nell’ascoltare il pianto di milioni di esseri viventi che vengono privati di ogni bene e della loro stessa vita.
Le Parole di Papa Francesco, uomo solo nel deserto di Piazza San Pietro, risuonano forti e scuotono il nostro animo ad agire ora, subito, adesso: «Siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato». Insomma l’epidemia non come “castigo di Dio”, ma come “peccato sociale”, che costringe tutti a riscoprire «quella benedetta appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli».
Resta inimmaginabile, dopo aver superato il picco della crisi sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19, riprendere la quotidianità producendo e consumando come prima che venissimo coinvolti in questo incubo. Uno dei punti chiave per una rinnovata politica economica e industriale che rilanci l’occupazione e le attività produttive deve essere, per dirla con uno slogan, la “riconversione economica dell’ecologia”: l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio; la ristrutturazione delle reti idriche per ridurne le dispersioni; il recupero e riutilizzo produttivo delle materie prime seconde contenute negli oggetti dismessi; il consolidamento idrogeologico del territorio, ecc. L’indicatore del benessere cui indirizzare le attività produttive non può più essere la crescita della produzione di merci, che comporta un aumento della crisi ecologica, perché fa crescere sia il fabbisogno di materie prime, sia le emissioni, ma deve diventare la compatibilità con la fotosintesi clorofilliana. Il sistema economico e produttivo odierno, fondato sulla mercificazione, ha raggiunto una potenza tale da interferire con la totalità della biosfera. Da tempo si manifestano le conseguenze dei danni devastanti inferti al nostro ecosistema, alla salute e alla psiche degli esseri umani, riducendoli a ottusi strumenti della crescita economica come produttori e consumatori di merci. Il disagio esistenziale, l’angoscia suscitata dalla sensazione di una minaccia incombente sul futuro dell’umanità, la percezione indistinta di una mutilazione causata dall’ablazione della spiritualità operata dal consumismo, rendono più attuale ora che otto secoli fa il sistema dei valori cui San Francesco ha ispirato la sua vita, quando nella società di allora era allo stato nascente la classe emergente dei ricchi commercianti, cui Francesco apparteneva per nascita, che considerava follie i suoi comportamenti. Il 2020 sarà ricordato nella Storia per la sua originalità pandemica e subdola. Sebbene ci abbia dato la possibilità di sperimentare cosa significa interagire a distanza, prigionieri nelle nostre case, molte non in sintonia con il cambiamento. Il Covid 19 ci ha insegnato che le case dovranno rispondere a nuovi requisiti. Non sono più sufficienti gli incentivi per renderle antisimiche o per azzerarne i consumi e ridurre l’inquinamento; non basta che rispondano alle infinite norme di tante infinite strutture burocratiche. È essenziale ripensarle. Per un lungo periodo funzioni che 2
storicamente si svolgevano all’interno della casa sono via via state espulse, la sua superficie si è andata riducendo L’era informatica le vuole diverse, ma anche il virus ha contributo a questa diversità insegnandoci l’obbligatorietà della distanza e della connessione. In questo difficile periodo, scuole e università sperimentano l’insegnamento a distanza, s’incentiva il telelavoro, crescono gli acquisti online, anche i negozi di vicinato si sono attrezzati per portare in ogni casa i prodotti essenziali. Per chi vive da solo tutto è solo più facile, ma nei nuclei familiari si determinano inedite condizioni di coesistenza. L’era dell’informatica spinge a ripensare l’alloggio e l’urbano che lo circonda. Occorre spazio per biciclette, carrozzine o altro; le nuove case necessitano di spazi, ‘stanze’, all’aperto abitabili (una loggia, una terrazza, un orto urbano). Il Covid 19 ha chiuso in casa 4 miliardi di individui, 60 milioni di italiani: dal Nord al Sud della penisola, ciascuno dalla propria casa, sui tetti, sui balconi, dalle finestre, ha dialogato con altri, ha cantato, ha contribuito ad una nuova socialità, ad una nuova comunione.
Caro Presidente, vogliamo che di questa esperienza rimanga qualcosa di positivo oltre e principalmente alla trasformazione di una nuova umanità, anche quella di una nuova presa di coscienza per ogni individuo, piccolo o grande che sia, di comprendere che siamo ospiti di questa nostra meravigliosa ‘casa’ che è la Terra. Abbiamo visto come in soli tre mesi l’aria in tutto il mondo si è purificata così anche altri ecosistemi. In altre parole, basterebbe poco per acquisire una nuova coscienza e rivedere i pesci e le meduse nei canali di Venezia.
Presidente dell’Istituto Nazionale Sostenibile Architettura Arch. Salvatore Cusumano |
Presidente Fondazione Italiana di BioArchitettura Prof.ssaWittfrida Mitterer |